Un processo che "avanza": aggiornamenti e improbabili novità

Dopo quasi tre anni di attesa, hanno infine stabilito le prime date del processo per i noti fatti di HCAP-Losanna. Il tutto con modalità e tempistiche che dovrebbero fare riflettere anche i meno attenti. I processi saranno due. Il primo alla corte delle assise correzionali il 22 ottobre contro 5 tifosi dell’Ambrì-Piotta considerati più “pericolosi”, che rappresen-terà la farsa mediatica e la messa in vetrina della caccia alle streghe. Il secondo, la data non si sa ancora, contro i restanti 12 per i vari altri “reati”. Parallelamente – ed è notizia di questi giorni - il signor Canevascini, avvocato incaricato dall’HCAP di rappresentare gli interessi della società, crea la sorpresa facendo un’inspiegabile fuga in avanti. Un atto di cattiveria gratuita, una pugnalata alle spalle della Curva Sud. Canevascini presenta infatti “inspiegabilmente” un ricorso contro la rappresentanza collettiva degli imputati da parte del nostro avvocato. In sei pagine di “legalese” a base di giurisprudenza e citazioni varie cerca di cambiare, a poche settimane dal processo, le carte in tavola, mettendo tutti in difficoltà e intimando l’illegalità della difesa collettiva per un supposto conflitto d’interessi dovuto alla rappresentanza multipla degli imputati. Al contempo propone la difesa da parte di un singolo avvocato, d’ufficio o meno, per ogni singolo imputato. Il perché di tale gesto inaspettato non è, a prima vista, evidente. Forse un rancore personale, forse un gesto di servilismo politico (il presidente Lombardi, interrogato sul tema, dice di non saperne niente), forse delle pressioni dai vertici delle magistratura o del noto Consigliere di Stato o forse una semplice incapacità di leggere la situazione. Fatto sta che il maldestro attacco del rappresentante della Valascia SA e dell’HCAP SA Brenno Canevascini, diventa esclusivamente un attacco all’Ambrì-Piotta e al cuore della Curva Sud. Un attacco senza nessuna logica e nessun vantaggio o ritorno per gli interessi della società.

Se da parte nostra, forse ingenuamente pensavamo che la società per il “bene collettivo” ritirasse la denuncia, non ci sembra ora il caso di entrare nel merito di quello che da sempre facciamo e abbiamo fatto per l’HCAP. Ma in un momento come questo, e con la dura decisione di non frequentare le gradinate della SUD in quest’ultimo anno di Valascia, l’agire del Canevascini, oltre che autolesionista e stupido, è anche per lo meno sospetto. I fatti accaduti quella domenica di gennaio alla Valascia sono noti a tutti e tutte. Ci aspettavamo di doverci difendere dalle accuse del procuratore pubblico (con la regia del noto consigliere di stato) e non dal rappresentante legale della nostra squadra, che non dovrebbe avere interessi a far peggiorare la situazione dei propri tifosi (a volte amati a volte odiati a dipendenza delle opportunità). Ma evidentemente la posta in gioco è ben altra.

Già dall’istruttoria del processo emergono fatti e responsabilità che non possono lasciare indifferenti tra strani silenzi e mancate risposte. Dopo quasi tre anni di attesa, ad agosto sono piombate, come un fulmine a ciel sereno, le richieste per procedere entro poche settimane con il processo. Strano no? Che senso ha dopo tanto tempo questa fretta? E che logica ci sarebbe dietro alla decisione di procedere ora, o magari giusto prima dell’i-nizio del campionato? E quest’ultima uscita del Brenno è davvero farina del suo sacco o il suggerimento viene da altre parti? Se noi le nostre responsabilità ce le siamo sempre prese e quel giorno riteniamo sempli-cemente d’aver fatto quello che andava fatto senza ergerci né a vittime né a santi né a eroi, non ci va nemmeno di essere presi per il culo. Si dice che a pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca e qui si potrebbe aggiungere… neanche il cane… muove la coda per nulla!

Una prima risposta plausibile è che dietro a tutto questo ci sia chi ha il potere di farlo, chi di un processo sulle violenze - che siano per difendersi o meno - trarrebbe vantaggio per le proprie ambizioni politiche, chi da tempo vorrebbe tutti i tifosi imbavagliati e schedati, chi ambisce a ruoli e posizioni di interesse, non solo cantonali. Lo stesso che, nell’anno in cui non ci saranno le trasferte dei tifosi ospiti, nell’anno delle schedature giustificate dai tracciamenti e nell’anno del tutti seduti senza permesso di alzarsi neanche per andare a prendere da bere, fumare o fare tifo, potrà facilmente dire: avete visto con questi metodi non c’è stato neanche un atto di violenza!

La seconda risposta, conseguenza diretta della prima, è che l’attacco di chi non sa più che pesci pigliare è proprio causato dalla paura di quello che da un tale processo potrà emergere. Paura che il fragile castello di menzogne verrà smontato, che l’accusa e il dispositivo messo in atto per arrivarci si tramuti in un’ennesima farsa e che verranno finalmente chiarite le mancanze – volute o meno – da parte di polizia e sicurezza privata in una giornata che anche i sassi sapevano intensa e difficile. Delle ragioni, invece, della volontà di smembrare, dividere, distruggere una delle uniche realtà di tifo organizzato rimaste in Ticino - sicuramente quella più compatta, combattiva e che da più fastidio - ne abbiamo già più volte parlato. E non ci sembra troppo il caso di ritornarci, talmente evidenti esse appaiono.

Per il momento e in attesa di ulteriori chiarimenti, ci riserviamo, da qui in avanti, di agire come meglio crediamo. Certo sempre con amore e rispetto incondizionato per l’Am-brì-Piotta che, indifferentemente da tutto ciò, va sostenuta in questo ennesimo difficile momento, ma senza più guardare in faccia nessuno di questi piccoli uomini. E continue-remo a lottare - controcorrente e controtendenza - per la nostra libertà, per l’essere ultras, per non essere omologati, per la difesa di un mondo e di un modo di essere e di fare.

Ci vediamo al processo.

Non ci avrete mai come volete voi.

Gioventù Biancoblu – Curva Sud – Ambrì-Piotta